Il “genius loci” dell’area dello Stadio Filadelfia è quasi epidermicamente avvertibile; i resti delle strutture dello stadio e il campo stesso raccontano, con la loro silenziosa presenza, un lontano glorioso passato, testimoniando al contempo un presente assai meno generoso.
Crediamo che ogni proposta progettuale non possa che partire da questi elementi di autenticità ancora presenti nell’area, esaltando ciò che è rimasto e citando ciò che non esiste più.
I resti delle gradinate, in particolare, devono quindi essere considerati dei veri e propri cimeli e, come tali, protetti dal degrado e da un utilizzo non più consono alle loro caratteristiche strutturali; il tempo e la storia hanno già operato questa trasformazione, la nostra proposta progettuale intende palesarla utilizzando il linguaggio architettonico.
Nasce quindi l’idea di racchiuderli in grandi “serre” vetrate che si affacciano direttamente sul terreno di gioco, e di destinare questi spazi a funzioni che esaltino il valore commemorativo e storico di questi oggetti, oltre a consentire il diretto contatto fisico e visivo con il pubblico e, in particolar modo, i tifosi.

 

 

In questo modo li si consegna definitivamente alla storia e, seppur “inglobati” in una nuova struttura, non perdono la loro caratteristica di componenti originarie mantenendone tutta la dignità.
A completare il lato ovest due tribune gemelle (progettate sulla falsariga della tribuna coperta originaria) completano l’ala, connettendo tra loro le tre serre.
Le altre funzioni richieste sono invece state tutte traslate ad un piano superiore sostenuto da un grande pilotis che circonda quasi totalmente l’intero isolato. Intorno al campo principale il piano primo riprende fedelmente quella che era la conformazione delle gradinate del vecchio stadio (citando ciò che non esiste più), mentre lungo Via Spano si prolunga in maniera rettilinea a “contenere” e delimitare il campo per gli allenamenti.

 

 

La scelta del pilotis permette di ottenere una grande resa in termini di metri quadrati, pur conservando una notevole leggerezza nell’immagine generale del manufatto e una grande trasparenza e permeabilità nei confronti del contesto, riducendo, di fatto, l’impatto che una struttura di queste dimensioni non può non avere.

 

 

Il piano superiore delinea e scontorna quello che era il volume originario del Filadelfia ma non lo occupa totalmente, ripristinando una presenza per certi versi tranquillizzante senza diventare una nuova barriera visiva ed architettonica.
Il piano terreno, con il “cortile” che attraversa totalmente l’area, le centinaia di metri quadrati di nuovi portici e tutte le funzioni che vi si affacciano, diventa una sorta di piazza; trasformando in una nuova occasione aggregativa per l’intero quartiere un’area della quale è stato, di fatto, privato per anni.

 

 

Il volume costruito ha l’aspetto, a livello compositivo, di un solido destrutturato da una serie di fasci di luce che lo attraversano, in modo apparentemente casuale, come se partissero dal centro del campo. Questo effetto è amplificato dall’utilizzo dei colori (naturalmente granata e bianco, i colori sociali) che ne sottolineano la frammentazione.
Una sorta di corona luminosa che attraverso l’alternanza di vuoti e pieni esalta ed annuncia (specie nella visione notturna) l’importanza e, per certi versi, la sacralità del luogo.

 

 

Da un punto di vista pratico i tagli di luce ampi e frequenti (non solo sulle pareti ma anche sul soffitto sotto forma di grandi lucernari dal profilo irregolare) consentono alla facciata di “slegarsi” da quelle che sono le funzioni insediate, permettendo una grande libertà nella suddivisione interna degli spazi.
In conclusione, il progetto ha privilegiato il “significato” del luogo rispetto alla sua funzione; il Filadelfia, da sempre, non è solo un campo sportivo ma è l’esplicitazione fisica di un mito, ed è proprio questo, a nostro parere, il tema progettuale.
Il risultato finale, pur ottemperando a tutte le normative internazionali in tema di progettazione di campi sportivi e assicurando quindi la totale omologabilità Uefa, assomiglia ad uno stadio/museo, riflettendo, in fondo, quello che è la teoria progettuale che si è deciso di adottare fin dall’inizio.
Se verrà realizzato probabilmente offrirà, date le sue inconsuete caratteristiche, un’occasione per un nuovo modo di vivere l’evento sportivo.

 

 

 

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