L’edificio oggetto d’intervento, ad una prima analisi, risulta essere un’insieme alquanto disomogeneo di tre corpi di fabbrica di probabile epoca diversa, addossati l’uno all’altro ma apparentemente privi di una reale connessione, sia per quanto riguarda l’organizzazione planimetrica interna sia per ciò che concerne la sua immagine architettonica complessiva.
Inoltre, la sua collocazione, profondamente inserita nel tessuto urbano del centro storico del paese, offrendo una limitata quantità di affacci in rapporto alla volumetria complessiva, rende difficoltoso lo sfruttamento della totalità delle superfici esistenti.
Il primo corpo di fabbrica (che definiremo Fabbricato 1), è la manica che si affaccia su Via Castagneri; in esso riscontriamo i caratteri classici dell’architettura rurale tradizionale piemontese: manica lunga e stretta a due piani fuori terra, orientamento sud/nord (con il lungo balcone al primo piano che, insieme allo sporto del tetto, svolge la funzione di primitiva protezione dai raggi solari estivi), tetto a due falde, camere passanti e muratura portante. Il Fabbricato risulta essere stato oggetto di interventi successivi non sempre rispettosi della cultura costruttiva citata, ci si riferisce in particolare alla facciata del piano terreno (rivestimento in marmo e modificazione dei rapporti dimensionali dei vani di porte e finestre, oltre che della loro tipologia) e ad alcune solette in c.a. riscontrabili nell’interno.
Lo stato di conservazione è comunque discreto, tenuto conto che le coperture sembrano essere state “ripassate” di recente ed il primo piano ha conservato l’aspetto originario.

Il secondo edificio è il Fabbricato 2, che si innesta perpendicolarmente al precedente, affacciandosi su Via Fratelli Kennedy. Anche in questo caso la tipologia è quella tradizionale ma, a differenza del precedente, il Fabbricato 2 non sembra essere stato oggetto di alcuna modificazione nel corso degli anni.
Questa caratteristica lo rende ancora capace di offrire le piacevoli atmosfere delle vecchie cascine, in particolare nell’insieme formato dalla grande tettoia (prolungamento ad ovest del tetto a due falde) e dall’unica sua facciata verso Via F.lli Kennedy impreziosita da ciò che rimane del balcone in legno originario.
Questa, che sembra essere la porzione più antica dell’intero complesso, ne è, a nostro parere, sicuramente la più suggestiva.

Il Fabbricato 3, attualmente adibito ad autorimessa comunale, si discosta decisamente dai due precedenti sia da un punto di vista tipologico che volumetrico. In questo caso ci si rifà a modelli costruttivi di tipo “industriale”, denunciati in particolare dalle grandi e regolari finestre su Via Castagneri. Nonostante la perizia costruttiva evidenziata dalla grande copertura (dotata di una notevole luce libera), sembra essere la porzione meno “pregiata” e più recente dell’intero complesso. Un breve accenno, infine, va fatto sul sistema di coperture dei vari edifici e sulle “interazioni” tra loro che, in particolare nell’angolo nord/est (connessione tra il Fabbricato 2 ed il 3) risultano essere caotiche e frutto di “aggiustamenti occasionali”; in fase di progetto sarà sicuramente necessario un riordino ed una semplificazione dell’intero sistema.

 

 

 

I requisiti di progetto e l’analisi della preesistenza hanno suggerito interventi diversificati per ognuno dei tre fabbricati componenti il complesso; interventi tesi non solo a sfruttare gli spazi esistenti attraverso percorsi interni razionalizzati, ma a rendere disponibili nuove superfici senza snaturare l’immagine complessiva dell’edificio.
Per ottenere questi risultati si è lavorato sostanzialmente su tre linee d’intervento comuni a tutti e tre i fabbricati:

  • l’inserimento di nuovi elementi architettonici quali il “giardino d’inverno”, il cavedio ed i terrazzi che, oltre a rendere possibile una più razionale e meno invasiva, organizzazione dei percorsi interni, hanno reso possibile un dialogo costante tra interno ed esterno, enfatizzando attraverso “scorci” ricchi di verde e di luce, la destinazione a centro documentazione del parco;
  • lo sfruttamento delle notevoli altezze libere delle coperture esistenti (in particolare nei fabbricati 2 e 3) mediante la realizzazione di soppalchi in legno, se non addirittura la costruzione di un nuovo piano intermedio di grande superficie come nel caso specifico del fabbricato 3 o l’innalzamento della copertura del fabbricato 1 con conseguente ricupero dell’intera superficie del piano sottotetto;
  • la scelta, ove possibile, di materiali naturali (in particolare legno) per la realizzazione delle nuove componenti e per l’incremento delle prestazioni “energetiche” dell’involucro dell’edificio (in particolare dei pacchetti isolanti delle coperture).

Come già detto, queste linee d’intervento generali, una volta applicate agli elementi componenti l’edificio, sono state adattate e tradotte in interventi diversificati basati sia sulla valenza architettonica sia sulle difficoltà tecnico realizzative prospettate da ogni singolo fabbricato.

Fabbricato 1

In questo caso si è optato per una ristrutturazione tesa al recupero di quello che si presume fosse l’aspetto originale del manufatto, in particolare eliminando gli elementi dissonanti sulla facciata principale (evidenziati al punto 1), si è inoltre operato il recupero del sottotetto mediante l’innalzamento della copertura (entro il limite indicato dalla normativa) riuscendo così, oltre a ricuperare una notevole superficie utile, a creare un collegamento con il fabbricato 3. La falda del tetto su Via Castagneri, dopo l’innalzamento, è stata prolungata in aggetto con il triplice scopo di: guadagnare spazio per l’installazione dei pannelli fotovoltaici nella posizione più efficiente da un punto di vista energetico (orientamento sud), ripristinare la sua tradizionale funzione di brie-soleil, garantire il rispetto delle proporzioni tra i vari elementi componenti il prospetto.
A livello planimetrico l’intervento più significativo è dato dall’eliminazione della scala esistente, fuori norma specie per un uso di tipo “pubblico”, e posta in una posizione decisamente penalizzante per l’organizzazione generale degli spazi. Sfruttando poi il vano scala esistente, e riducendo quindi gli interventi di demolizione e conseguente consolidamento di solai, si è inserito un miniascensore sufficientemente dimensionato per ospitare tre persone o un disabile in carrozzella con accompagnatore, ascensore che, data la sua posizione centrale rispetto ai tre corpi di fabbrica, garantisce la completa accessibilità a tutto il complesso (questo tipo di miniascensori non necessitano di fossa, ridotta a soli 10.00 cm., né di extracorsa particolarmente alti, oltre a presentare un’assoluta semplicità d’installazione a costi contenuti). Per servire tutti i piani il miniascensore sarà inoltre dotato di doppie porte installate sui suoi lati corti. Per il resto si è semplicemente operato il recupero dei vani esistenti adeguando le quote di piano pavimento in funzione sia di una loro normalizzazione sia di probabili interventi di consolidamento volti all’aumento del carico utile degli stessi. Nel fabbricato 1 sono inoltre ospitati tutti e tre i blocchi servizi ad uso dei vari piani, dotati di bagni a norma disabili e posizionati lungo la medesima direttrice verticale.

Fabbricato 2

Come già accennato la facciata sul portico presenta un particolare fascino, tale da giustificare un’intervento di restauro conservativo teso al suo completo recupero. L’inserimento del giardino d’inverno (realizzato in legno e vetro) aumenta lo spazio coperto a disposizione del centro documentazione del parco, creando una sorta di atrio ampio e luminoso nel quale all’utenza sarà consentita una prima e agevole presa di contatto con la flora locale (rappresentata dalle essenze ivi ospitate) e con l’architettura tradizionale (rappresentata dalla facciata stessa). L’atrio ospita inoltre la scala principale che consente l’accesso al primo piano, sarà una scala in legno che riprenderà in chiave moderna i caratteri dell’architettura locale rappresentati, nel caso specifico, dal balcone in legno esistente (ed oggetto anch’esso di restauro) al primo piano della facciata. Da un punto di vista prettamente energetico, il giardino d’inverno non può essere considerato una serra (capace di un apporto solare passivo) dato l’orientamento decisamente sfavorevole, è invece possibile intenderlo come “spazio tampone” in grado di ridurre le notevoli dispersioni che si avrebbero nell’angolo nord/ovest dell’edificio, peggiorate, nel caso specifico, dalla scarsa ampiezza di Via F.lli Kennedy che determina una quota d’irraggiamento solare decisamente scarsa.
Sul lato opposto (verso il fabbricato 3), l’inserimento di un cavedio consente di liberare la facciata est del fabbricato 2 con conseguente possibilità di utilizzo dei vani adiacenti sia al piano terreno che al primo, oltre a garantire ai vani stessi il corretto indice di aeroilluminazione; anche in questo caso risulta enfatizzato il rapporto interno/esterno, quasi a suggerire un’esortazione ad un maggior contatto con la natura circostante. Internamente gli interventi saranno più consistenti, per ovviare alle notevoli differenze di quota tra i piani di calpestio dei vani esistenti, differenze tali da inficiarne l’utilizzo in ambito unitario. Il vano centrale (ribassato, secondo il rilievo in dotazione, di ben 130.00 cm. rispetto alla quota media del piano terreno) verrà portato alla quota +3.00 cm. tramite la realizzazione di una nuova soletta consentendo così il suo utilizzo come perno distributivo di piano. Diverso il discorso per gli altri due vani (addossati al confine nord) le cui quote di calpestio saranno oggetto di limitate variazioni al fine di consentirne un corretto collegamento con l’esterno senza operare eccessivi ed onerosi interventi di demolizione e ricostruzione. Al piano primo si opera lo sfruttamento della luce libera esistente tra l’ultima soletta e le falde del tetto (senza variare la quota di colmo) riuscendo a ricavare le due camere destinate a foresteria. In realtà si tratta di due veri e propri minialloggi dotati di ingresso/disimpegno, bagno e zona giorno alla quota del primo piano, e zona notte ricavata su soppalco in legno illuminato da ampie finestre zenitali. Volendo sarebbe possibile dotare la zona giorno di un piccolo angolo cottura.

Fabbricato 3

E’ sicuramente la parte sottoposta all’intervento più invasivo, si è infatti optato per una parziale demolizione e ricostruzione, intervento determinato dalla già citata necessità di “riordinare” le coperture e di acquisire la maggior quantità possibile di spazi sfruttabili. Si prevede quindi lo smontaggio del tetto esistente con recupero, ove possibile, dei materiali, e la demolizione della porzione di fabbricato (di fatto un muro perimetrale) che si affaccia su Via Castagneri.
La fase di ricostruzione prevederà invece:

  • scavo di sbancamento che interesserà l’intera superficie in pianta del fabbricato;
  • getto di nuovi plinti e relativi pilastri, in particolare i pilastri perimetrali verranno mantenuti ad una certa distanza dal muro di confine esistente (lati nord ed est) sia per creare un’intercapedine sfruttabile per l’aerazione naturale degli interrati che per evitare il più possibile costosi interventi di sottomurazione e rischi di crolli o cedimenti con conseguente coinvolgimento di altre proprietà;
  • creazione di vespaio areato;
  • costruzione di un nuovo ed ampio piano interrato collegato con la cantina esistente (sita sotto il fabbricato1);
  • ribassamento (anche se di soli 20.00 cm.) del piano di calpestio dell’autorimessa atto ad agevolare la costruzione di un nuovo solaio intermedio collegato con il piano primo del complesso.

Relativamente a quanto sopra descritto riteniamo necessaria una breve precisazione: ad una prima analisi l’utilizzo di c.a. in questa fase, parrebbe in contrasto con la linea generale d’intervento relativa alla dichiarata preferenza per i materiali naturali ma, considerazioni di tipo economico e tecnico – realizzative (un solaio in legno in quella posizione avrebbe comportato problemi di normativa sulla prevenzione incendi, oltre a determinare un numero di pilastri decisamente maggiore, con conseguenti limitazioni alla sfruttabilità dell’autorimessa sottostante) hanno portato a questo tipo di scelta.
Questi interventi permetteranno così di ottenere: un’ampio interrato con oltre 130.00 mq. di superficie utile (eventualmente collegato al piano autorimessa con un montacarichi); il piano autorimessa (a quota –20.00 cm. dal piano stradale) con altezza libera utile di 3.20 m e deposito annesso; un piano primo di 120.00 mq. circa organizzato ad “open space” e dotato di un ampio terrazzo e di un balcone su Via Castagneri.; tutti questi locali saranno poi collegati verticalmente da una scala di servizio con funzione anche di eventuale seconda via di fuga.

 

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