Via Biella si trova ai margini dell’attuale quartiere Aurora (Borgo Dora), in prossimità del confine tra lo stesso e il borgo San Donato. Il quartiere, per tutta la sua lunghezza è attraversato dal fiume Dora, che, in quanto fonte energetica di facile sfruttamento, ne ha caratterizzato storicamente lo sviluppo come area a destinazione prevalentemente paleoindustriale.
Riportiamo di seguito un breve estratto dal sito www.quartieri.torino.it che delinea gli aspetti storici salienti del sito:
“Ancora negli anni ‘30 il borgo Dora presentava l’antico aspetto dell’insediamento produttivo più importante della città. Lungo il “canale dei Mulini” (ora coperto, corrispondente alle vie Fagnano, Treviso, del Fortino, Pisano) derivato dalla Dora e diramato dal canale Pellerina, si stabilì dal tardo medioevo un primo nucleo di opifici dotati di ruote idrauliche. Esso prese consistenza tra il’ 600 e ‘700 insieme all’abitato fuori dalla porta Doranea (corrispondente circa all’attuale Piazza Porta Palazzo). Nel borgo Dora avevano sede concerie, battitori da panno, peste da canapa e da olio; su essi dominava il grande complesso dei “Molassi”, i più importanti mulini per granaglie della città, di origine medievale, ristrutturati nel ‘700. Vi erano inoltre due setifici, costruiti alla fine del ‘600, considerati come le prime industrie del Regno sabaudo, di cui oggi non rimane traccia Infine, qui sorgeva la “Regia Polveriera”,oggi trasformata in “Arsenale della pace”, a cura del Sermig. Nel 1850 Borgo Dora contava più di 20.000 abitanti, per gran parte operai, tanto da essere considerato il quartiere operaio più grande di Torino.”
La tipologia architettonica prevalente è quindi quella della “abitazione operaia” del tipo casa di ringhiera, con cortile interno spesso occupato da bassi fabbricati che anticamente ospitavano le classiche “boite” (piccole officine pseudo artigianali); edifici realizzati con materiali semplici e economici, che denunciano un livello di degrado decisamente avanzato, qualora non siano stati oggetto di interventi tesi al loro risanamento o anche alla loro semplice manutenzione. Negli ultimi anni l’inizio dei lavori del Passante Ferroviario lungo Corso Principe Oddone, ha dato un nuovo impulso alla riqualificazione del quartiere, portando ad una gran quantità di ristrutturazioni, nuove costruzioni o sostituzioni edilizie. Questo ha reso ancora più stridente il contrasto tra gli edifici degradati e quelli risanati, contribuendo a definire un’immagine complessiva piuttosto disomogenea.
La prossima conclusione dei lavori del passante, con l’eliminazione della ferrovia (vera e propria “barriera” urbana) e la creazione di grandi aree verdi, pensiamo possa dare un impulso definitivo alla riqualificazione “integrale” del quartiere, nell’ambito di questo processo di riqualificazione si colloca il nostro l’intervento.
L’edificio oggetto dell’intervento consta di una manica fronte strada di tre piani f.t. servita da un unico vano scala posto centralmente, e dal cortile retrostante completamente coperto; in archivio la prima pratica reperibile per questo indirizzo risale al 1946 e riguarda una “…variante a progetto di parziale ricostruzione e modifiche di stabile sinistrato”, la zona infatti, ricca di opifici, è stata durante la guerra frequentemente oggetto di bombardamenti come confermato dalla documentazione fotografica della RAF (Royal Air Force) risalente al 1942, che siamo riusciti agevolmente a reperire. L’edificio presenta alcune anomalie distributive, dovute alla sua destinazione d’uso originaria; si tratta infatti di un vecchio mobilificio.
L’intervento in oggetto si propone il recupero integrale della manica verso via, compreso quello del sottotetto a fini abitativi, il recupero di parte della slp consolidata del cortile coperto e la realizzazione di autorimesse interrate pertinenziali al di sotto del cortile stesso. La manica verso via manterrà le sue attuali destinazioni d’uso, commerciale per le due unità al piano terreno e residenziale agli altri piani, oltre, come già detto, a prevedere la trasformazione del sottotetto (attualmente vuoto) in due unità abitative. Al piano terreno le unità commerciali saranno dotate di vani da adibire a retro comunicanti con servizi igienici, attualmente non presenti. Ove possibile si è scelta la tipologia dell’open space per consentire una maggiore adattabilità degli spazi ai futuri utilizzi.
La slp del cortile viene recuperata a residenziale utilizzando il volume esistente, opportunamente svuotato in alcune sue parti, per consentire la realizzazione di cortili interni in grado di fornire il corretto grado di aeroilluminazione alle abitative unità così ottenute. La struttura portante in legno della copertura del cortile viene mantenuta e, ove si sono operati gli svuotamenti descritti al punto precedente, viene lasciata “nuda” (senza la lamiera grecata) a fungere da brise-soleil e da elemento architettonico di grande impatto e suggestione visiva. Nelle parti del volume recuperate ad abitazioni sarà invece inglobata nella struttura delle unità stesse mantenendo comunque invariato il volume originale dello stato di fatto.
Nel cortile sono così previste 7 unità abitative di dimensioni medio piccole, le cui finestrature (in nessun caso direttamente confrontanti tra loro o con spazi comuni) sono posizionate in modo tale da garantire un elevato livello di privacy per l’utenza futura. Il fatto di utilizzare il volume esistente, consente di realizzare piccole abitazioni fortemente caratterizzate da volumi estremamente “mossi” ulteriormente evidenziati da tagli di luce ottenuti miscelando illuminazione zenitale e laterale; si propone così un modello abitativo decisamente poco comune nella nostra città ma orientato verso un riordino degli spazi interni agli isolati di cui Torino, anche storicamente, è ricca.
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